OSTEOPOROSI

Le ossa ci sostengono, ci permettono di muoverci, proteggono i nostri organi. Sono insieme rigide ed elastiche, tanto da resistere alle normali pressioni, urti, torsioni a cui le sottopone il nostro vivere quotidiano. L’osteoporosi invece rende le ossa sottili e fragili, provoca fratture, che causano dolore e rendono difficile la vita quotidiana. L’osteoporosi è detta “la malattia silenziosa” perché non dà sintomi: spesso ci si accorge di soffrirne solo dopo una frattura e qualche volta nemmeno in quel caso. Dopo la prima frattura diventa poi ancora più probabile subirne una nuova e dopo la frattura dell’anca un quarto delle persone muoiono o non sono più in grado di camminare. L’osteoporosi inoltre è estremamente diffusa: si stima che ogni tre secondi avvenga nel mondo una frattura ossea da fragilità e si calcola che, dopo i 50 anni, una donna su tre e un uomo su cinque sia destinato a subire una frattura da fragilità. Fortunatamente esistono oggi medicinali capaci di arrestare l’avanzamento della malattia e, cosa ancor più importante, abbiamo capito che mantenere una vita sana e un’alimentazione appropriata nel corso della vita ritarda l’insorgere dell’osteoporosi e ne rallenta l’avanzamento.

CHE COS’E’ OSTEOPOROSI

La parola ‘osteoporosi’ è formata dal termine ‘osteo’, che significa ‘osso’, e dal termine ‘porosi’ per indicare l’aumentata porosità del tessuto, che lo rende più sottile e fragile, e quindi più soggetto a fratturarsi anche senza trauma. La perdita di osso avviene progressivamente, senza dare segnali fino al verificarsi della frattura. Che cosa causa l’osteoporosi? L’osso non è un tessuto statico, costituito una volta per sempre, ma segue un processo di continuo riassorbimento e riformazione della materia, processo che si chiama turnover osseo. Il turnover serve a rimpiazzare il tessuto invecchiato o deteriorato con altro tessuto nuovo e integro: è così, per esempio che si riparano le microfratture che ci procuriamo durante la normale vita quotidiana con urti minori. Ciò è compiuto ad opera di due tipi di cellule, quelle responsabili del riassorbimento osseo, che si chiamano osteoclasti, e quelle deputate alla riformazione, che si chiamano ostoblasti. Dal momento della nascita, e ancora prima nella fase fetale, fino a tutta l’infanzia e l’adolescenza le nostre ossa crescono di dimensioni e robustezza: in questa fase l’azione della formazione ossea è superiore all’attività di riassorbimento. Ciò avviene fino al raggiungimento del picco di massa ossea, intorno ai 20 anni, il momento in cui le nostre ossa raggiungono la loro massima dimensione e forza. A partire da questo momento, per una ventina di anni, la quantità di osso formato dagli osteoblasti si equivale a quella riassorbita dagli osteoclasti. Con il progredire dell’età invece il rapporto si modifica e la quantità di osso riassorbito inizia a supera la quantità di osso prodotto. Nelle persone affette da osteoporosi questo divario è grande e le ossa diventano sottili, fragili e porose. In media una donna su tre e un uomo su cinque sono a rischio di subire una frattura per osteoporosi nel corso della vita e in tutto il mondo si verifica una frattura da osteoporosi ogni tre secondi. Le fratture più comuni si verificano alle vertebre, al polso all’anca e al femore. Le fratture vertebrali spesso non sono riconosciute: quando le vertebre si rompono collassano, derminando mal di schiena e perdita di altezza, mentre le fratture all’anca e al femore richiedono spesso interventi chirurgici e portano spesso alla perdita dell’indipendenza e talora alla morte.

CHI E’ A RISCHIO

L’osteoporosi avanza gradualmente e senza sintomi, per questo è detta la ‘malattia lineziosa’. Molto spesso chi ne soffre non se ne accorge fino a che non subisce la prima frattura. Talora però nemmeno in questo caso ci si accorge della malattia, o perché si ritiene una frattura la conseguenza naturale di urto o di una caduta, o perché se le fratture avvengono alle vertebre, queste talora non sono neppure diagnosticate e il dolore che esse provocano viene confuso con un normale mal di schiena. Un segno di fratture vertebrali è la perdita di altezza o l’incurvarsi della colonna vertebrale. In ogni caso, anche in mancanza di sintomi e segni esteriori che segnalino la malattia, con l’avanzare dell’età e in presenza di fattori di rischio è opportuno eseguire dei test diagnostici. Quali sono i fattori di rischio per lʼosteoporosi? Un fattore di rischio è una condizione che aumenta la possibilità di contrarre una determinata malattia, ma non significa che sicuramente ci si ammalerà. Però, più fattori di rischio si hanno, più il rischio è elevato. I fattori di rischio per l’osteoporosi possono essere modificabili o non modificabili. Sono modificabili tutti quei fattori che dipendono dalle nostre scelte e abitudini di vita, mentre non lo sono quelli che dipendono dal patrimonio genetico, dall’età o da malattie concomitanti. Vediamoli nel dettaglio: Fattori di rischio modificabili • Alcol • Fumo • Basso indice di massa corporea • Malnutrizione • Carenza di vitamina D • Disordini alimentari • Sedentarietà • Insufficiente assunzione alimentare di calcio Fattori di rischio non modificabili • Età • Sesso femminile • Storia familiare di osteoporosi • Precedenti fratture • Terapia a lungo termine con glucocorticoidi • Artrite reumatoide • Per le donne: menopausa/isterectomia• Per gli uomini: ipogonadismo primario o secondario Sui fattori di rischio non modificabili non si può intervenire, ma occorre esserne consapevoli per adottare contromisure capaci di ridurre la perdita di massa ossea Conoscere i propri fattori di rischio Per conoscere i propri fattori di rischio, si può fare il test rapido One Minute Test Risk

COME PREVENIRE?

I fattori genetici hanno un ruolo significativo nel determinare se un individuo è a rischio di osteoporosi, però lo stile di vita e il regime alimentare hanno una grande influenza nel determinare la corretta crescita delle ossa e nel mantenerne la salute nel corso della vita. A partire dai 30 anni di età l’indebolimento delle ossa è un processo naturale, che non può essere completamente arrestato, ma più robuste saranno le ossa in partenza, più sarà difficile che diventino talmente fragili da fratturarsi. Soprattutto le giovani donne devono prendere consapevolezza del rischio costituito dall’osteoporosi e adottare le precauzioni necessarie a rallentarne il percorso. Infanzia e adolescenza Non è mai troppo presto per investire nella salute delle ossa, infatti la prevenzione dell’osteoporosi inizia da una crescita e da uno sviluppo ottimali dello scheletro nell’infanzia e nell’adolescenza. Le ossa sono un tessuto vivo, in continua crescita dalla nascita fino al termine dell’adolescenza, e raggiungono il picco di massa ossea (la massima potenza e dimensione) nella prima età adulta, intorno alla metà dei vent’anni. Raccomandazioni per bambini e adolescenti: • Assicurare una dieta equilibrata, con un corretto apporto di calcio • Evitare carenze proteiche e malnutrizione • Mantenere un adeguato livello di vitamina D • Praticare sport regolarmente • Evitare il fumo passivo Si ritiene che un aumento del 10% del picco di massa ossea nei bambini riduce del 50% il rischio di fratture da osteoporosi nella vita adulta. Adulti Il picco di massa ossea raggiunto in giovinezza ha un grande peso nel determinare il rischio di frattura da osteoporosi in età matura. Maggiore è il picco di massa ossea, minore sarà il rischio di osteoporosi. Una volta che il picco è stato raggiunto, viene mantenuto attraverso il turnover osseo, un processo continuo di riassorbimento dell’osso vecchio e riformazione di nuovo osso. Questo processo è responsabile del mantenimento della salute dell’osso nel corso della vita.Durante l’infanzia e l’adolescenza la formazione di osso prevale sul riassorbimento. Nel corso della vita adulta invece il riassorbimento di osso prevale sulla sua formazione, il che si traduce in una perdita di massa ossea, ossia in una riduzione di robustezza delle ossa. Ogni fattore che causa un ulteriore sbilanciamento verso il riassorbimento produce un’accelerazione della perdita di massa ossea e causa un aumento della fragilità ossea. Le indicazioni relative all’alimentazione e allo stile di vita per costruire ossa forti in gioventù sono applicabili anche agli adulti. Raccomandazioni per gli adulti: • Assicurare una dieta equilibrata, con un corretto apporto di calcio • Evitare la malnutrizione, in particolare diete che portano a perdita rapida di peso e disordine alimentare • Mantenere un adeguato livello di vitamina D • Praticare sport regolarmente • Evitare il fumo e il fumo passivo • Evitare il consumo di alcolici

COME PREVENIRE?

Uomini e donne sopra i 60 anni sono a più alto rischio di osteoporosi rispetto ai giovani, anche se è possibile avere osteopenia (riduzione di massa ossea) o osteoporosi anche in età più giovanile. Poiché l’osteoporosi non dà sintomi, è importante che, in presenza di fattori di rischio, ci si consulti con il proprio medico. Il medico prenderà in esame le informazioni sulla storia della salute vostra e della vostra famiglia (anamnesi), e potrebbe prescrivere un test della densità minerale ossea (BMD). Adottando uno stile di vita e un’alimentazione appropriata e seguendo le raccomandazioni farmacologiche del proprio medico, qualora prescritte, le fratture da osteoporosi possono essere evitate.

Che cos’è il test di densità minerale ossea (BMD)?

Le tradizionali radiografie possono evidenziare le fratture vertebrali, ma non sono in grado di misurare la reale densità dell’osso, che deve essere valutata tramite tecniche più specifiche. Esistono molti metodi per misurare la densità dell’osso, ma il più comune è il DXA (dual-energy X-ray absorptiometry). La tecnica DXA si basa su raggi X a bassa radiazione, capaci di rilevare anche percentuali di perdita ossea piuttosto piccole. Si usa per misurare la densità ossea vertebrale e dell’anca.

Cosa significa il risultato del mio test?

Per classificare i diversi gradi di osteoporosi l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito precisi livelli di soglia. Il valore di riferimento (detto T-score) è la densità media ossea della popolazione di giovani adulti. Si parla di osteoporosi quando la BMD di una persona presenta un livello uguale o inferiore a -2,5 rispetto al valore di riferimento T- score. Si parla invece di osteopenia quando il livello è tra -1 e -2,5 rispetto al T-score

CONDIZIONE IN RELAZIONE AL RISULTATO BMD

Normalità T-score tra 0 e -1 Osteopenia T-score tra -1 e -2.5 Osteoporosi T-score di -2.5 o inferiore Osteoporosi severa T-score di -2.5 o inferiore e presenza di frattura da fragilità

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CHE COS’È L’OSTEPOROSI

La parola ‘osteoporosi’ è formata dal termine ‘osteo’, che significa ‘osso’, e dal termine ‘porosi’ che indica l’aumentata porosità del tessuto. L’osteoporosi infatti rende le ossa sottili e fragili, soggette fratture che avvengono anche spontaneamente o in seguito a un trauma minimo,  causando sofferenza e compromettendo notevolmente la qualità della vita

L’osteoporosi è la patologia metabolica ossea più frequente, detta “la malattia silenziosa” perché avanza gradualmente senza sintomi: la perdita di materia ossea avviene progressivamente, senza dare segnali fino al verificarsi della frattura.

Le fratture più comuni nell’osteoporosi sono quelle del polso, delle vertebre e del femore

Molto spesso chi soffre di osteoporosi se ne accorge proprio nel momento in cui subisce la prima frattura, ma non sempre. Le fratture vertebrali infatti frequentemente non sono neppure diagnosticate e il dolore che esse provocano viene confuso con un normale mal di schiena: solo quando la colonna vertebrale crolla ci si accorge della reale portata dal problema. Invece la presenza di mal di schiena, accompagnato da perdita di altezza (più di 3 cm), soprattutto se accompagnata dall’incurvarsi della colonna vertebrale, dovrebbe far scattare il campanello di allarme.

Anche le fratture dell’avambraccio o del polso sono spesso ritenute conseguenze naturale di urto o di una caduta, e non spingono a fare accertamenti diagnostici sulla presenza dell’osteoporosi. Invece le fratture all’anca e al femore, che richiedono spesso interventi chirurgici e ospedalizzazione, portano più frequentemente al riconoscimento della patologia. 

Dopo la prima frattura diventa poi ancora più probabile subirne una nuova e dopo la frattura dell’anca un quarto delle persone non saranno più in grado di camminare o andranno incontro alla morte.

L’osteoporosi è estremamente diffusa: si stima che ogni tre secondi avvenga nel mondo una frattura ossea da fragilità e si calcola che, dopo i 50 anni, una donna su 3 e un uomo su 5 sia destinato a subire una frattura da fragilità.

CHE COSA CAUSA L’OSTEPOROSI?

Dal momento della fase fetale, fino a tutta l’infanzia e l’adolescenza le ossa crescono di dimensioni e robustezza: in questa fase l’azione della formazione ossea è superiore all’attività di riassorbimento. Questo avviene fino al raggiungimento del picco di massa ossea. A partire dal raggiungimento del picco, per una ventina di anni, non ci sarà più incremento di massa ossea e la quantità di osso formato dagli osteoblasti si equivarrà a quella riassorbita dagli osteoclasti. 

 

Con il progredire dell’età, a partire dai 45-50 anni, il rapporto tra la produzione e riassorbimento si modifica e la quantità di osso riassorbito inizia a superare la quantità di osso prodotto. Ecco perché raggiungere il massimo del proprio potenziale genetico di massa ossea è molto importante: un aumento del 10% del proprio picco di massa ossea possa ritardare di 13 anni l’insorgenza dell’osteoporosi. La probabilità di ammalarsi di osteoporosi dipende molto dalla quantità di osso formata al momento del raggiungimento del picco di massa ossea, ma sono importanti anche altri fattori, come i livelli ormonali.

Nelle donne, al momento della menopausa, i livelli di estrogeni si riducono, e questo si riflette sullo scheletro: qui assistiamo a un aumento del riassorbimento osseo, che porta a una rapida riduzione della quantità di osso, in particolare di quello delle vertebre che diventano più fragili. Questo processo è particolarmente marcato nei primi 4-5 anni dopo la menopausa e si attenua successivamente.

Negli uomini la perdita di osso è la conseguenza del calo del testosterone (per cui si ha una riduzione del processo di formazione ossea) e del calo di estrogeni (che causa un aumento del riassorbimento). La riduzione dei livelli del testosterone è graduale, così anche la perdita ossea maschile è più lineare di quella femminile. Tuttavia l’osso dell’uomo è più grosso di quello della donna, per questo risente meno del deficit ormonale con l’età.

 

CHI È A RISCHIO DI OSTEOPOROSI

FATTORI MODIFICABILI E NON MODIFICABILI

Un fattore di rischio è una condizione che aumenta la possibilità di contrarre una determinata malattia, ma non significa che sicuramente ci si ammalerà. Però, più fattori di rischio si hanno, più il rischio è elevato. 

I fattori di rischio per l’osteoporosi possono essere modificabili o non modificabili. Sono modificabili tutti quei fattori che dipendono dalle nostre scelte e abitudini di vita, mentre non lo sono quelli che dipendono dal patrimonio genetico, dall’età o da malattie concomitanti: 

Fattori di rischio modificabili sono

  • Assunzione di più di due unità di alcol al giorno: un unità di alcol corrisponde a 12 g di etanolo, ossia l’alcol contenuto in una lattina di birra (330 ml) di media gradazione, in un bicchiere (125 ml) di vino a media gradazione, o in un un bicchierino (40 ml) di superalcolico. Il consumo superiore,  oltre le 2 unità di bevande alcoliche al giorno, causa un aumento del rischio di fratture da fragilità. L’assunzione di più di quattro unità al giorno può raddoppiare il rischio di frattura. L’alcol infatti riduce gli osteoblasti (cellule che favoriscono la crescita dell’osso), altera lo stato nutrizionale (provocando malnutrizione, epatopatie, ecc.) e aumenta il rischio di cadute.

 

  • Fumo: fumatori ed ex fumatori presentano un rischio di frattura aumentato rispetto ai non fumatori, in quanto il fumo interferisce con l’assorbimento di calcio. Studi condotti in vari paesi hanno dimostrato che il fumo aumenta il rischio di frattura dell’anca di 1,8 volte. Tale rischio si riduce dopo l’interruzione dell’abitudine al fumo.
  • Basso indice di massa corporea 
  • Scarso apporto di calcio: un’alimentazione povera di calcio contribuisce alla diminuzione della densità ossea e al deperimento osseo precoce, quindi fa aumentare il rischio di fratture
  • Malnutrizione o disordini alimentari: le persone affette da anoressia o da bulimia hanno un maggior rischio di diminuzione della densità ossea
  • Carenza di vitamina D 
  • Sedentarietà: gli esercizi di resistenza fanno bene alle ossa e rafforzano il tono muscolare

Fattori di rischio non modificabili sono:

  • Età 
  • Appartenenza alla popolazione di tipo europeo di pelle chiara (tipo europeo caucasico)
  • Sesso femminile 
  • Storia familiare di osteoporosi: se si ha un genitore con osteoporosi, in particolare con osteoporosi complicata da frattura vertebrale o di femore, il rischio aumenta;
  • Precedenti fratture 
  • Terapia a lungo termine con alcuni medicinali, tra cui:
    • corticosteroidi, usati nella cura dell’artrite reumatoide
    • antiaromatasici usati come terapia per il tumore alla mammella 
    • alcuni anticonvulsivanti
    • inibitori di pompa protonica
    • antiacidi contenenti alluminio
  • Per le donne: menopausa/menopausa precoce, isterectomia
  • Per gli uomini: ipogonadismo primario o secondario
  • Alcune malattie croniche
  • Malattie croniche e osteoporosi

La ricerca ha individuato molti legami tra alcune malattie croniche e l’aumentato rischio di osteoporosi

Malattia di Alzheimer

La malattia di Alzheimer è causa del 60-80% dei casi di demenza, termine che indica  una perdita di memoria e di altre abilità cognitive tale da interferire con la vita quotidiana. I sintomi si sviluppano di solito lentamente e peggiorano con il tempo. Chi soffre di demenza ha una probabilità fino a tre volte maggiore di andare incontro a una frattura femorale rispetto a un anziano cognitivamente integro. Tuttavia, rispetto agli anziani senza compromissione cognitiva, queste persone hanno meno probabilità di beneficiare di un trattamento contro l’osteoporosi e meno probabilità di recuperare le capacità funzionali precedenti la frattura femorale, tanto che è più comune che necessitino di ricovero in istituto. 

 

Chi si prende cura di persone che soffrono di demenza dovrebbe essere a conoscenza di questo rischio aumentato e assicurarsi che siano prese misure appropriate per prevenire possibili cadute e fratture. Inoltre:

 

  • Sebbene coloro che soffrono di demenza cadano più di frequente, si fratturino di più e presentino una più alta mortalità post-frattura rispetto alle persone senza demenza, sono sottovalutati relativamente ai fattori di rischio per caduta ed è meno probabile che ricevano un trattamento per l’osteoporosi.

 

  • I pazienti con storia di cadute e fratture presentano un’alta incidenza di demenza e deficit cognitivo, tuttavia la loro situazione cognitiva non è valutata di routine, perdendo spesso l’opportunità di diagnosticare la demenza.

 

  • Il basso indice di massa corporea (IMC), la perdita di peso, la diminuita massa muscolare, le carenze nutrizionali e la direzione laterale della caduta possono essere più comuni nei pazienti con malattia di Alzheimer e possono spiegare il rischio aumentato di frattura femorale.

 

Artrite Reumatoide

L’artrite reumatoide è una patologia autoimmune infiammatoria cronica, nella quale le membrane intorno alle articolazioni si infiammano e rilasciano citochine che causano l’usura della cartilagine circostante e la perdita di massa ossea presso le articolazioni colpite. 

L’artrite reumatoide è più diffusa tra gli anziani, sebbene anche bambini e giovani adulti possono esserne affetti. La malattia colpisce dalle due o tre volte di più le donne rispetto agli uomini.

Le persone con artrite reumatoide spesso provano dolore, gonfiore e rigidità che provocano mobilità ridotta nelle articolazioni affette. Questo può influenzare la capacità di affrontare le attività quotidiane. 

L’artrite reumatoide accelera il processo di perdita di massa ossea ed è perciò un fattore di rischio riconosciuto per l’osteoporosi. Di conseguenza, le persone che soffrono di tale patologia hanno un rischio 1,5 volte maggiore di subire fratture da fragilità rispetto alla popolazione generale. Più l’artrite reumatoide è grave, più l’osso ne risente. Al contrario dell’artrite reumatoide, l’osteoartrite (la più comune forma di artrite) non è associata a un maggiore rischio di osteoporosi.

 

  • Per ridurre il dolore e la rigidità nell’artrite reumatoide sono comunemente usati i glucocorticosteroidi (come il prednisone/prednisolone). L’uso di questi farmaci per lunghi periodi porta alla perdita di massa ossea, più rapida nei primi 3-6 mesi di trattamento. Ciò causa un aumentato rischio di frattura, soprattutto di fratture vertebrali. Il rischio di frattura aumenta anche assumendo basse dosi di medicinale (2,5-7,5 mg prednisone al giorno). Anche cicli alternati di glucocorticoidi orali e di iniezioni intravenose, se frequenti e a dosi elevate, causano perdita di massa ossea. Si pensa invece che le iniezioni di glucocorticoidi nelle articolazioni non incidano sulla salute delle ossa.

 

  • Nell’artrite reumatoide il sistema immunitario attacca le articolazioni che, in risposta, si infiammano. Il danno risultante innesca un ciclo di maggiore infiammazione e compromette altre aree del corpo, incluse le ossa. L’osso che circonda le articolazioni infiammate è più colpito, come è spesso visibile con l’uso dei raggi X.

 

  • Il dolore e la difficoltà di movimento dovute all’artrite reumatoide complicano la possibilità di vita attiva. Poiché le ossa necessitano di regolare esercizio fisico per mantenersi forti, a lungo termine la mancanza di movimento le rende più deboli, aumentando il rischio di osteoporosi e di frattura.

 

Tumori

I trattamenti antitumorali (chemioterapia, radioterapia e farmaci come i corticosteroidi) influenzano negativamente la salute delle ossa

Alcuni tumori (come il cancro della prostata o del seno) sono trattati con terapie che riducendo i livelli di ormoni causano perdita di massa ossea. 

Il tumore stesso, o le metastasi ossee, possono stimolare la produzione di osteoclasti, le cellule che riassorbono l’osso. 

Inoltre, altri fattori legati al tumore, quali basso peso corporeo, debolezza, malnutrizione o immobilizzazione prolungata, possono avere un impatto negativo sulla salute delle ossa o sul rischio di caduta.

 

Cancro mammario: 

Le donne che hanno assunto un trattamento antitumorale per il cancro mammario sono a maggior rischio di osteoporosi e quindi di fratture per diversi motivi. 

Gli estrogeni hanno un effetto protettivo sull’osso, ridurre i livelli degli estrogeni porta a una rapida perdita ossea: se una donna ha assunto una terapia con inibitore dell’aromatasi (utilizzata per il cancro al seno), può andare incontro a un incremento di perdita di massa ossea da due a quattro volte maggiore rispetto al tasso normale di perdita ossea dovuto alla menopausa e ha un rischio di frattura di circa il 10% in più.

Anche la chirurgia che causa la perdita di funzionalità ovarica comporta una riduzione dei livelli di estrogeni. Nelle donne più giovani in premenopausa, i trattamenti antitumorali per il cancro al seno possono causare una menopausa precoce, che è un fattore di rischio per l’osteoporosi.

 

Cancro della prostata:

Un tipo di trattamento per il cancro della prostata è la terapia di deprivazione androgenica (TDA), che riduce la quantità di testosterone e ormoni correlati, al fine di ridurre le dimensioni del tumore o rallentarne la crescita. La perdita di massa ossea è rapida negli uomini trattati con TDA, pari al 2-4% durante il primo anno di trattamento. Di conseguenza, gli uomini che hanno assunto terapia antiormonale o l’asportazione dei testicoli hanno un significativo aumento del rischio di frattura.

 

 

Celiachia

La celiachia è una malattia genetica autoimmune, caratterizzata da intolleranza al glutine presente in grano, segale e orzo. Chi ne soffre subisce danni alla superficie intestinale, che hanno come conseguenza lo scarso assorbimento di minerali e vitamine, e insorgenza di sintomi quali diarrea e perdita di peso. Il disturbo deve essere controllato seguendo rigorosamente una dieta senza glutine, che permetta alla superficie intestinale di guarire e ai nutrienti di essere di nuovo correttamente assorbiti.

L’aumentato rischio di osteoporosi tra le persone affette da celiachia è dovuto al malassorbimento di calcio, vitamina D, proteine e altre sostanze nutritive, oltre al deficit di peso ad esso correlato. L’incidenza di fratture nelle persone celiache è più alta rispetto alle persone non affette, con incrementi del 30% e di quasi l’80% rispettivamente, per le fratture del femore e del polso.

 

È essenziale una diagnosi precoce della celiachia, così come seguire uno stile di vita sano, con una rigorosa dieta priva di glutine, ma ricca di calcio e vitamina D. 

 

Diabete

Il diabete mellito è una malattia metabolica che si verifica quando il pancreas non è più in grado di produrre insulina, o quando il corpo non può fare buon uso dell’insulina prodotta, in questo modo i livelli di glucosio nel sangue aumentano e ciò a lungo termine può danneggiare l’organismo.

Perché il diabete aumenta il rischio di osteoporosi e di fratture?

Anche se occorrono ulteriori ricerche per chiarire il rapporto tra queste due malattie, è dimostrato che la salute delle ossa è compromessa dal diabete. L’interazione tra osso e insulina è un collegamento fondamentale tra osteoporosi e diabete, inoltre l’uso di alcuni farmaci antidiabetici è stato associato a un aumentato rischio di fratture

• Le persone con diabete di tipo 1 hanno una densità minerale ossea minore e un aumentato rischio di fratture. I dati raccolti dimostrano che anche le persone con diabete di tipo 2 che hanno complicazioni, (in particolare complicanze microvascolari, come retinopatia diabetica o malattie renali), sono ad aumentato rischio di alcuni tipi di fratture osteoporotiche, pur avendo un BMD più elevato rispetto alle persone con diabete di tipo 1.

• Le donne con diabete di tipo 1 e 2 presentano anche un aumento del rischio di fratture a causa di problemi a carico della vista e del sistema nervoso associati al diabete, che provocano un aumento del rischio di cadute. L’ipoglicemia, o bassi livelli di zucchero nel sangue, può contribuire a cadute e fratture.

• Anche l’abitudine a uno stile di vita sedentario, comune in molte persone con diabete di tipo 2, può interferire con la salute delle ossa.